E’ notizia del 31 dicembre scorso la bocciatura del “bonus psicologo” nell’ambito della Manovra di Bilancio, fatto che ha sicuramente colto di sorpresa un po’; tutti, soprattutto in rapporto al particolare momento storico che sta caratterizzando il nostro paese, e non solo.
Tra le conseguenze che l’emergenza sanitaria ha portato con sé, è infatti ormai nota l’emersione di fenomeni di disagio di natura psicologica, che hanno coinvolto in maniera diretta, in primis, i giovanissimi, il cui stravolgimento delle abitudini di vita, dal rapporto con la scuola a quello con i legami affettivi, ha posto in essere la necessità di fornire loro una chiave di lettura adeguata rispetto al quadro generale.
Proprio in quest’ottica, il bonus da 150 euro presentato in Manovra, avrebbe potuto costituire il naturale proseguimento di quanto già intrapreso nel corso del 2021, uno strumento probabilmente non risolutivo, ma di sicuro sostegno verso quelle famiglie portate a fronteggiare un tema così delicato come quello dello sviluppo dei propri figli, alle prese, quotidianamente, con ripetute chiusure di istituiti scolastici, centri sportivi e luoghi di aggregazione.
Ferma convinzione dei sostenitori del bonus, è quella che la bocciatura legislativa di uno strumento di supporto così importante, sia da legarsi ad una prospettiva che ha invece voluto aprire a sostegni mirati ad un ambito più materiale, tangibile, che il cittadino potesse toccare direttamente con mano; si pensi ad esempio all’approvazione, in luogo del bonus psicologo, del bonus terme o di quello decoder, strumenti, ovvero, in grado di fornire una sorta di “sollievo” immediato all’utente.
Sì, ma cosa fare? A quali elementi può ricorrere, oggi, il cittadino desideroso di ricevere quel sostegno di natura assistenziale di cui necessita?
Detto della bocciatura del bonus, in queste settimane, in virtù del dialogo instauratosi con l’Ordine nazionale degli Psicologi, si è giunti ad un’importante mediazione, grazie alla quale si è arrivati alla destinazione di fondi agli enti sanitari territoriali presenti all’interno delle Regioni; il tutto nella prospettiva di implementare servizi già esistenti, e penetrare, conseguentemente, in maniera più radicata nel territorio.
Un utilizzo, quindi, a carico regionale, con lo scopo primario di rafforzare la portata dei servizi di natura assistenziale di carattere psicologico anche nel settore pubblico.
L’emergenza sicuramente non è finita, i numeri e le notizie lo dimostrano ogni giorno, motivo per cui, la domanda per servizi di questo tipo, sicuramente non è destinata a scemare. Al di là delle interrogazioni parlamentari, nonché della ventilata possibilità di ripresentare in futuro in Parlamento la proposta di approvazione del voucher psicologo, altro elemento di rilevanza sul tema, è sicuramente rappresentato dallo stesso Welfare aziendale.
Laddove infatti il cittadino, in questo caso nell’accezione di lavoratore, non riuscisse ad arrivare agli strumenti messi a sua disposizione in ambito pubblico, il Welfare aziendale potrebbe infatti far fronte alla domanda di servizi di natura assistenziale, grazie alla rete ed ai canali che gravitano attorno ad esso, a partire dalla possibilità di rivolgersi presso strutture accreditate, fino a quella di accedere a piattaforme di sostegno psicologico online.
Tutte soluzioni sempre più apprezzate, alla luce di una mutata consapevolezza di ciò che lo psicologo, ed eventuali percorsi di natura psicoterapeutica, possono oggi rappresentare: la necessità di un supporto, di un sostegno concreto, rispetto alle difficoltà che in ognuno di noi, un fenomeno dirompente come la pandemia ha potuto generare.
E, a maggior ragione, alla luce della varietà di forme che difficoltà di questo tipo possono assumere, dall’ansia, ai disturbi del sonno, fino a quelli di tipo alimentare.
Oggi, prendersi cura di sé, non può essere più un lusso a favore di pochi. Ecco spiegata, quindi, la vera natura, l’essenza profonda del concetto di welfare: il saper tradurre in concreto il bisogno del singolo, non solo sotto forma di voucher capaci di aprire la strada ad acquisti di varia natura, ma anche, e soprattutto, come apparato in grado di garantire l’accesso a tutte quelle prestazioni di sostegno alla persona. E che, in un contesto come quello generato dalla pandemia, assumono un ruolo sempre più importante.
In definitiva, a prescindere da quello che potrà essere l’iter legislativo del bonus psicologo nelle sue varie forme, appare già oggi evidente come, laddove fossero già affermati strumenti di sostegno al singolo, quali, a tutti gli effetti, anche il Welfare aziendale, potranno essere proprio strutture ed apparati di questo tipo ad anticipare, e in taluni casi a sostituirsi, ad ulteriori fonti di intervento normativo, dando così un ampio respiro e una diretta risposta alle esigenze delle famiglie coinvolte.