Oggi vi presentiamo la storia di Amadeo Peter Giannini, un uomo che rifiutò denaro, onori, cariche ma non sfide, responsabilità e opportunità.
La sua è una storia molto particolare e oltre ai meriti personali e professionali raggiunti, è sicuramente ricordato come un pioniere del Welfare Aziendale dei primi 900.
Ma chi era Amadeo Peter Giannini?
Forse il suo nome non vi dirà molto ma tutti conosceranno quello che ha realizzato.
Ecco solo alcune delle sue attività: finanziò il primo film di Chaplin, Il monello, la creazione della 20th Century Fox, la costruzione del Golden Gate a San Francisco e la nascita della Hewlett-Packard, Intuì il talento di Walt Disney e gli diede l’idea e il denaro per realizzare “Biancaneve e i sette nani”.
Ma la cosa più interessante per tutto il mondo HR e per cui va ricordato, è il fatto che sia stato il primo banchiere che permise a migliaia di onesti lavoratori e immigrati di mettersi in proprio e diede ai suoi dipendenti l’accesso alle cure mediche e agli studi per i figli.
Un uomo che gestiva le sue aziende dando pieno valore alle persone senza distinzioni di genere. Riuscì a tener testa a Rockefeller e J.P. Morgan. L’uomo che si fece amare dalla sua famiglia, dai suoi collaboratori e da due nazioni: gli Usa, in cui crebbe, e l’Italia, la sua terra d’origine. Quello che, da più parti, è stato definito “il più grande banchiere del mondo”, in grado di creare un impero da 517 filiali con un patrimonio di oltre 6 miliardi di dollari.
Stiamo parlando di una storia lontana nel tempo:
Amedeo Peter Giannini, nasce il 6 Maggio 1870 da una famiglia di origine italiana che nel 1969 partì da Favale di Malvaro, in provincia di Genova per trasferirsi in California.
I Genitori di Amedeo aprirono una piccola impresa agricola basata sui valori dell’onestà e del duro lavoro. Un giorno il padre venne ucciso da un bracciante per una controversia. Questo aspetto lo segnò a tal punto che per tutta la sua vita cercò di dare estrema importanza ai propri collaboratori e dipendenti.
Trasferitosi con la madre a San Francisco, all’età di 14 anni, Amadeo lascia la scuola e inizia a lavorare nell’impresa agricola del nuovo marito della madre, intuendo che per ottimizzare le vendite occorreva anticipare la raccolta della frutta poiché con il frutto acerbo sarebbe arrivato al banco vendita ancora buona condizione limitando così gli sprechi e aumentando i volumi di vendita. Grazie alle sue intuizioni, riuscì a far crescere l’attività spostando il core business sulla commercializzazione piuttosto che sulla coltivazione diretta.
All’età di 20 anni si sposa con Clorinda, figlia di un grande banchiere che, intuito il suo valore, gli lascerà la direzione della sua banca.
Ben presto, il suo carattere forte ed innovativo entrò in collisione con la filosofia della banca e sentì sempre più forte la necessità di creare una banca in cui il credito fosse concesso anche alle famiglie di lavoratori, entrando così in pieno conflitto con le strategie bancarie dei primi 900. Essendo una visione estremamente moderna e quindi molto lontana dalla realtà del tempo, a soli 34 anni, decise di lasciare la banca del suocero per fondarne una sua: la Bank of Italy, ad azionariato diffuso (poi diventerà Bank of America).
Concesse prestiti anche alle piccole imprese, agli immigrati e a chi non era in grado di dare garanzie. L’unica garanzia richiesta era data dalle buone idee e la voglia di lavorare.
La sua idea era quella che le banche dovessero avere una funzione sociale, guidare lo sviluppo, creare opportunità, diventare la forza su cui l’imprenditore può fare conto.
Oggi sembrano aspetti consolidati, ma ad inizio 900 erano tutte idee in netta contrapposizione con i modelli adottati dagli istituti bancari.
Nel 1906 San Francisco, la città in cui viveva, venne colpita da un devastante terremoto con circa 3.000 morti, che portò distruzione e una crisi senza precedenti. Ovviamente anche per Amedeo questo tragico evento ebbe delle conseguenze pesanti come la distruzione di tutto ciò che aveva costruito. La banca è in macerie, ma senza perdersi d’animo, decide di riaprire immediatamente con un banchetto da verduraio con la scritta Bank of Italy e, sotto, “business as usual”.
Seguono anni intensi all’insegna di successi in cui viene anche a consolidarsi l’attenzione verso il capitale umano non solo come clienti ma anche verso i suoi collaboratori. La sua banca, in continua evoluzione e crescita assume sempre più personale e questo avviene anche grazie al suo approccio di continuo investimento sulle persone che lavorano con lui. Assume indistintamente uomini e donne, aiuta le famiglie dei suoi dipendenti supportandoli nell’avvio dei percorsi di studio per i figli e introducendo anche un supporto per le spese sanitarie.
All’età di 79 anni, nel 1949 muore e nel suo testamento lascia tutto alla Giannini Foundations, una fondazione che ha l’obiettivo di investire sulla formazione dei dipendenti e sulla ricerca medica.
Questa storia ci ricorda l’importanza di investire nel capitale umano e di quanto sia l’unico investimento con un sicuro ritorno sempre e comunque, grazie al contributo che si da al progredire della società stessa.
E tu conoscevi la sua storia? Cosa ne pensi? Raccontacelo nei commenti