GenderGap Welfare Solutions Gowelf

Il gender gap continua a rappresentare un ostacolo significativo per le donne, con disparità evidenti di reddito, di opportunità lavorative e nei ruoli di caregiver familiari.
Le donne lavorano in media per un periodo di tempo inferiore rispetto agli uomini, spesso scegliendo lavori part-time e affrontando maggiori difficoltà nell’avanzamento di carriera. Secondo i dati pubblicati dall’INPS, nel 2022 i gli uomini rappresentavano il 56,3% dei lavoratori dipendenti e indipendenti, con un reddito medio annuo da lavoro di 27.254 euro, rispetto alle donne che presentavano 42,1 settimane medie lavorate e un reddito medio annuo di 20.378 euro.
A livello globale, le donne continuano a godere di tutele legali inferiori rispetto agli uomini, secondo quanto riportato da recenti studi. L’Italia, purtroppo, ha visto un peggioramento della sua posizione nel “Global Gender Gap Report”, evidenziando la persistenza delle disuguaglianze di genere.
Anche se alcuni settori mostrano progressi nell’uguaglianza di genere, come il settore bancario, il divario persiste soprattutto nei ruoli dirigenziali. Tuttavia, esistono esempi positivi di imprese che si impegnano attivamente per ridurre la disparità di genere.
Questo si estende anche alla sfera della cura della persona e dei servizi di welfare, con la maggior parte dei caregiver familiari che sono donne. Secondo dati, sei volte su dieci questi caregiver familiari, in prevalenza donne, sottraggono tempo alle proprie attività per provvedere alle cure del malato o comunque del soggetto debole da accudire.
Promuovere politiche aziendali e sociali che favoriscano un approccio più integrativo potrebbe contribuire a ridurre questa problematica e promuovere una maggiore equità di genere sia nel mondo del lavoro che nella società nel suo complesso.

Inoltre, esaminando la situazione fuori dall’Italia, si evidenziano il Lussemburgo e la Spagna come leader nell’equilibrio tra vita e lavoro, seguiti da Francia e Norvegia. Registrazioni positive sono state notate anche nel Regno Unito e in Estonia. Tuttavia, Germania, Polonia e Italia hanno visto un declino. La Danimarca ha guadagnato posizioni. I criteri inclusi nella classifica comprendono salario minimo, congedo di maternità, congedo annuale obbligatorio, indennità malattia, felicità generale, orario medio di lavoro e inclusività LGBTQ+.

In Italia, c’è ancora lavoro da fare per migliorare l’equilibrio tra vita e lavoro, difatti Il paese si colloca al 27º posto su 30.
Per l’Italia, migliorare l’equilibrio tra vita e lavoro e promuovere l’inclusione sono cruciali non solo per i lavoratori, ma anche per il successo aziendale. L’obiettivo dovrebbe essere la conciliazione tra vita e lavoro per migliorare la qualità del tempo e la produttività. La classifica europea del 2023 evidenzia il progresso di alcuni paesi, ma ci sono ancora sfide da affrontare.

 

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